«Più la cultura e le infinite prospettive dell’homo faber, creatore della civiltà della tecnica, dilatano lo sconfinato campo dell’essere, e più s’impone il problema ch’è l’uomo a se stesso: perché ogni soluzione che l’uomo propone sul mondo ed ogni sua pretesa vittoria sulla natura, ogni breccia nell’essere ch’egli penetra vittorioso, è insieme, intensificata, un’interrogazione su di sé, che deve portare a quel «ritorno» presso di sé che gli scopra il senso dell’essere e il significato del proprio destino. L’originalità della filosofia contemporanea è di aver chiarito come non mai nel passato, protesa sull’enigma dell’esistenza, la richiesta di questo «ricupero essenziale» che l’uomo deve operare su di sé ogni volta che nella vita e nel pensiero egli interroga sull’essere. Si tratta quindi di avvertire, dal profondo, la peculiarità dell’essere umano che non può limitarsi ad essere un oggetto fra gli oggetti o alla funzione di soggetto per gli oggetti: in realtà l’essenza del nostro essere come spirito è precisamente la «libertà», ovvero di essere prima e al di là dell’opposizione di soggetto-oggetto e di qualsiasi opposizione dialettica, perché è in questa richiesta di apertura illimitata della libertà che giace la possibilità stessa di tali opposizioni onde chiarire il rapporto degli enti all’essere e l’itinerario per l’Assoluto».
Cornelio Fabro.