«Il problema di Dio è per la sua centralità il problema essenziale dell’uomo essenziale e, per la sua universalità il problema dell’uomo comune. La richiesta di Dio è il segno più autentico della vita dello spirito perché rispetto a Dio ogni epoca della storia, le diverse civiltà e le stesse coscienze singole si specchiano come nella misura assoluta del proprio rapporto alla verità. La richiesta di Dio, presto o tardi, raggiunge l’uomo dovunque. Benché di tutti i problemi quello di Dio sia il più arduo e complesso, esso batte alle porte della coscienza muovendo da tutti gli orizzonti dell’anima che s’interroga sulla nascita e sulla morte per dare un senso al suo futuro essenziale e vincere l’insidia immanente del tempo. Pertanto, l’universalità del problema di Dio ed il corrispondente atteggiamento dell’uomo non hanno un significato puramente culturale ma esistenziale, non semplicemente conclusivo bensì drammaticamente evocativo e decisivo per la determinazione della qualità dell’essere stesso del mondo e dell’uomo in esso. Il tempo, che sembra emergere sull’essere, ad un certo momento – che è il momento della decisione – quasi si ferma per dare lo spazio alla libertà ed all’interrogazione essenziale».
Cornelio Fabro